Fake news, anzi bufale!
Di Brenda Bimbi
Nella lingua italiana, per indicare una notizia falsa e infondata, come quelle che girano incontrollate e potenzialmente pericolose soprattutto su internet, diciamo che è una bufala.
Sì, una bufala, proprio come quel grande animale dal cui latte produciamo le buonissime e famose mozzarelle.
Ma perché?
Le ipotesi, come al solito, sono molte e le origini si perdono nella notte dei tempi. Una di queste ipotesi riguarda la nostra città: Firenze.
Nel Rinascimento erano tante le feste che si facevano nelle strade e nelle piazze: giochi di abilità cavalleresca, partite di calcio (come il calcio storico fiorentino che ha luogo ancora oggi ogni anno in piazza Santa Croce), corse con animali, parate. Una di queste, detta la bufalata, era un palio di bufali, cioè una gara in cui a correre per le strade erano proprio i bufali!
Alla competizione erano associati canti divertenti e scherzi: secondo questa teoria, dunque, la bufala sarebbe uno scherzo che poi viene preso per vero.
L’ipotesi più accreditata però, avanzata anche dall’Accademia della Crusca, la più prestigiosa istituzione linguistica italiana (www.accademiadellacrusca.it), ci porta invece a Roma.
Alcuni ristoratori disonesti, per cercare di ottenere guadagni maggiori dai loro commerci, servivano carne di bufalo al posto di quella più buona e pregiata di vitella. Quando i clienti si accorgevano dell’imbroglio esclamavano : “ma è una bufala!” Questa espressione sarebbe rimasta poi nella lingua comune ad indicare appunto un imbroglio, un falso, una cosa per un’altra.
Sempre secondo l’Accademia della Crusca, ancora a Roma si racconta anche un’altra storia che potrebbe spiegare l’origine di questo modo di dire.
Intorno agli anni Quaranta del secolo scorso, durante la Seconda Guerra Mondiale o poco dopo, per risparmiare sul costo delle scarpe da donna, forse anche per mancanza di materia prima, si cominciarono a fare le suole con pelle di bufalo invece che di cuoio. Sembra però che queste suole fossero particolarmente scivolose nei giorni di pioggia, causando non pochi infortuni. Quando una donna arrivava al Pronto Soccorso dopo una caduta, gli infermieri erano soliti esclamare: “Ecco un’altra bufala!” per dire che una scarpa di cuoio di bufalo aveva provocato l’incidente.
Sembra quindi quasi sicuro che questa parola, oggi comunemente usata in italiano, abbia origine nel dialetto romanesco e sia legata al fingere una cosa per un’altra e da qui è passata oggi prevalentemente a indicare una notizia falsa, una fake news.
Allora, prima di credere a tutto quello che leggiamo su Facebook o su internet, usiamo sempre la nostra testa, andiamo a controllare su siti ufficiali la veridicità di quello che stiamo leggendo e facciamoci sedurre solo dalle bufale genuine: le buonissime mozzarelle!