Il Negroni
di Charlie Clough
“Gli amari sono eccellenti per il fegato, il gin fa male. Si bilanciano a vicenda.” – Orson Welles
Firenze è senza dubbio uno dei centri storici culturali più famosi del mondo. È la città in cui sono nati o vissuti alcuni dei più importanti e influenti italiani di tutti i tempi, tra cui, solo per citarne alcuni: Dante, Galileo, da Vinci, Machiavelli e Michelangelo. Personaggi così famosi che li riconoscereste anche da uno solo dei loro nomi, e giustamente, per il loro contributo all'arte, alla letteratura, alla scienza e alla cultura, a cui viene data la giusta importanza. Tuttavia, un pezzo di cultura fiorentina che non sapevo di assaporare già da anni è questo, il Negroni.
Per i meno esperti di mixologia chiarisco che il Negroni è uno dei cocktail più famosi, longevi e apprezzati al mondo, tanto sofisticato e complesso da gustare quanto semplice da preparare, tanto che molte fonti lo descrivono come un cocktail perfetto. È composto da dosi uguali di Vermouth Rosso, Campari e gin, mescolati con ghiaccio e guarniti con una fetta d'arancia, il che lo rende piuttosto difficile da sbagliare e accessibile a chiunque possa procurarsi le bottiglie necessarie. È particolarmente popolare come rinfrescante estivo, ma non esiste un periodo dell'anno sbagliato per gustarne uno. Sebbene negli ultimi anni l'importanza dell'Aperol spritz, non interamente dissimile, abbia un po' eclissato quella di questo cocktail classico, quale dei due sia il preferito dai baristi e dai bevitori seri di tutto il mondo non è mai stato in dubbio.
La storia racconta che poco più di un secolo fa, nel 1919, un conte fiorentino, Camillo Negroni, entrò in un bar in cerca di qualcosa di più forte del suo solito Americano, cocktail conosciuto all'epoca con il nome Mi-To (Milano Torino), e ribattezzato in questo modo perché particolarmente apprezzato dagli americani che sfuggivano al proibizionismo in patria. Il conte Negroni, dunque, sfidò il suo amico e barista, Fosco Scarselli, a creare qualcosa di più adeguato al momento e chiese di sostituire il gin alla soda e aggiungere una guarnizione d’arancia al posto del limone: così nacque il Negroni. Anche se è nato qui a Firenze, le radici del Negroni sono più internazionali, dato il tempo trascorso da Camillo in Inghilterra e in America che probabilmente ha ispirato la voglia di una bevanda più forte e quindi l’aggiunta del gin, un alcolico notoriamente inglese ma che era in quel periodo molto popolare anche in America, da dove Camillo era recentemente tornato.
Quando sono arrivato a Firenze ho ricevuto precise istruzioni da mio fratello, anch'egli barista, di recarmi in pellegrinaggio nel luogo di nascita del Negroni. Purtroppo, questo non è più possibile, poiché l'originario Caffè Casoni è poi diventato il Caffè Giacosa, che ora, sfortunatamente, è una boutique di Giorgio Armani. Forse entrerò con un Negroni in mano, ma probabilmente mi chiederanno di andarmene e, inoltre, ci sono molti bar e caffè in altre parti della città che sono in grado di preparare un cocktail perfettamente servito.
Per finire, se qualcuno dovesse ritenere che questo cocktail sia un po' troppo forte nel sapore o nella gradazione alcolica (è vero che è piuttosto amaro), c'è sempre il Negroni sbagliato, che sostituisce il gin del Negroni con il Prosecco, rendendolo più leggero, rinfrescante e appetibile per i consumatori più occasionali e rimanendo comunque un'invenzione italiana, anche se proveniente da Milano.
La ricetta del Negroni https://ricette.giallozafferano.it/Negroni-cocktail.html